Sono apparizioni quelle di Antonio d’Amore. Colori, luci, scritture appaiono e irrompono tra le pieghe della superficie stratificata, come memorie dal sottosuolo. Le immagini scivolano da un piano all’altro, tra astrazioni geometriche, profondità spaziali e campiture cromatiche. Ogni opera vive di sussulti, di lampi improvvisi, di nascondimenti e di svelamenti. C’è sempre una scoperta da inseguire, un’epifania da raccontare. Nascono dal profondo i bagliori che riempiono la scena. Le quinte teatrali vanno esplorate con occhio vigile, si scorgeranno frammenti di un fondale luminoso che traspare tra le finestre sagomate…
